Comune di Locorotondo - I Borghi più belli d'Italia, Club di Prodotto articolo 23 Statuto ANCI

NOTIZIE GEOGRAFICHE


  1. Il Territorio
  2. La Valle d'Itria
  3. Le Coltivazioni Agricole
  4. La Popolazione
  5. Le Contrade
  6. Il Clima
  7. L'Ambiente, la Fauna e la Flora

Cartina indicante la posizione geografica del comune di Locorotondo

Il Territorio

Il paese sorge su un rilievo posto a 410 metri s.l.m. appartenente a quel complesso altopiano collinare detto Murgia (dal latino murex:murice, poi roccia aguzza) e più specificatamente al ramo sud-orientale denominato comunemente Murgia dei Trulli, caratterizzato da rilievi poco accentuati (intorno ai 400 metri s.l.m.) e dalle tipiche costruzioni coniche.
La Murgia dei Trulli partendo dall'insellatura di Gioia del Colle degrada poi lentamente in direzione Sud-Est fin oltre Ostuni, mentre sul versante adriatico tronca bruscamente con il terrazzamento di Fasano, su quello ionico invece, si stempera discretamente nell'anfiteatro Tarantino.
Geologicamente la Murgia fa parte di un grande basamento calcareo denominato tecnicamente Piattaforma Carbonatica Apula formatesi in un mare poco profondo nel Cretaceo superiore (da 120 a 65 milioni di anni fa) per la lenta sedimentazione di fanghi carbonatici, di micro e macrorganismi acquatici favorito dall'enorme pressione marina. Nel Terziario (da 65 a 2 milioni di anni fa) la Piattaforma emerge dalle acque subendo processi di modellamento marino ed atmosferico e continui movimenti tettonici. Nel Quaternario (circa 2 milioni d'anni fa) la Murgia lentamente si riabbassa, con il conseguente avanzamento del mare, che la ricopre quasi totalmente, in questa fase si innescano i processi carsici che continuano fino ai nostri giorni. Nell'ultimo periodo del Quaternario, il Pleistocene (meno d'un milione di anni fa) sulla Piattaforma si sedimentano depositi argillosi e sabbiosi che non interessano, strettamente, il nostro territorio.

 
Antica foto del territorio comunale (Valle d'Itria)

In sostanza l'altopiano Murgiano, così com'è adesso, affiora dal sottostante basamento per uno spessore che varia dai 2.000 metri del Calcare di Bari fino ai 1.000 metri del Calcare di Altamura, formato dall'alternarsi di strati calcarei con strati calcareodolomitici; per quanto riguarda le nostre zone, Valle d' Itria e Canale di Pilo (Pirro), sembrano essere Formate in maniera discontinua da due unità litostratigrafiche dette Calcare di Fasano (associabile alla parte superiore del Calcare di Bari) e Calcare di Ostuni (assimilabile a quello di Altamura). La morfologia dell'altopiano Murgiano sud-orientale, è assai discontinua con depressioni vallive (polje), ondulazioni poco elevate, grotte, gravi e doline.
L'idrografia superficiale è assente, fortemente compromessa dal carsismo; il prodotto del disgregamento calcareo, le terre rosse, (il Bolo) addolciscono in qualche modo la natura aspra e rocciosa della Murgia continuamente dilavata dalle acque piovane, rendendola, quindi, meno refrattaria alle coltivazioni agrarie. Nel sottosuolo, l'Idrologia è rappresentata da una cospicua falda acquifera che mentre sul litorale marino si presenta a pochi metri di profondità, nell'entroterra si insinua repentinamente tra gli strati calcarei, sprofondando di qualche centinaio di metri sotto il livello del mare.

 
 
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cartina delimitante la zona della Valle d'Itria

La Valle d'Itria

Questa singolare valle che ha come punto centrale Locorotondo, si sviluppa nel senso Est-Ovest comprendendo centri come Martina Franca, Alberobello e Ceglie Messapica, lambendo da una parte Noci, dall'altra Ostuni.
Tramontata quasi definitivamente l'ipotesi che faceva derivare il nome della valle dall'omonimo torrentello che tempo fa, doveva scorrere attraverso questi luoghi non ci restano che due ipotesi. La prima lega l'origine del toponimo al lontano ritrovamento d'una antica icona della Vergine in una grande cisterna d'acqua, subito battezzata Madonna d'Idria, modificata in Itria; ipotesi avvalorata da qualche caso di onomastica locale (Maria d'dria) La seconda ipotesi, attestata da recenti scoperte, vuole che il nome derivi da una chiesetta extraurbana a sud-est di Martina Franca, dedicata alla Madonna d'Hodigitria (guida e protettrice dei viandanti) culto d'importazione orientale. Infatti era già ben noto che la Vergine Hodigitria, patrona di Costantinopoli, venerata in Oriente da molti secoli, fosse giunta in Italia tramite il fuggiasco Baldovino II, ultimo imperatore latino di Bisanzio, che nel 1261 portò con se l'antichissima pittura, attribuita addirittura al pennello di san Luca evangelista; pittura che è stata recentemente (1989) rinvenuta celata sotto La Madonna di Montevergine, nell'omonimo Santuario in provincia di Avellino. L'importantissimo ritrovamento avvalora l'ipotesi di una grande diffusione del culto per la Madonna d'Hodigitria nel Meridione, che nel nostro caso, si sarebbe modificato in Itria.

 
 
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Foto tipico paesaggio agrario in Contrada Marziolla: vigneto, seminativo e bosco

Le Coltivazioni Agricole

In tutta la Murgia sono dovunque evidenti gli esiti di un'intensa utilizzazione della superficie agraria, d'un gravoso e tenace lavoro di integrazione umana con lo spazio rurale.
Questo lavoro culmina nella Murgia dei trulli, dove veramente si può parlare di un ambiente agrario radicalmente modellato dai tanti braccianti, che nel secolo scorso divennero proprietari, favoriti da particolari condizioni socio-politiche discretamente vantaggiose (enfiteusi).
Nel conseguimento di questo scopo il bracciante locorotondese perseguì, a prezzo di enormi sacrifici, una doppia vittoria: la prima nei confronti del feudatario (o massaro) al quale sottrasse la terra, la seconda nei confronti di una natura arida e rocciosa alla quale ha carpito pochi palmi di terreno per elevarne il livello qualitativo (in ossequio alla clausola enfiteutica ad meliorandurn ad pastinandum). Ancor oggi, nonostante le mutate condizioni economiche e sociali la presenza demografica nelle campagne risulta essere assai elevata. Da ciò, una cosa risulta chiara ed è quell'attaccamento alla terra della gente di Murgia, che ha radici talmente antiche e difficilmente rimovibili per cui si è parlato, non a torto, di Civiltà contadina.
Locorotondo affida all'agricoltura una buona fetta della sua politica economica. Fra le principali colture, occupa senz'altro una posizione di primo piano la viticoltura. Da antichi documenti del XI-XII secolo si evince che sia la vite, come pure l'ulivo fossero coltivati in queste terre e come le coltivazioni fossero importanti per l'economia della zona.

 
Foto di un vigneto con trulli e cummerse in contrada Lamie Affascinate

Fino ai primi anni del XIX secolo non si hanno dati completi nè sulla superficie coltivata a vite, nè tantomeno sulla produzione di uva. Nel 1805, grazie al catasto Murattiano, apprendiamo che la superficie vitata era di 660 ha (il 17% della Superficie Agraria Utile), ma già quarant'anni dopo (1856) erano 880 (il 23% della S.A.U.) ed alla fine del `900 si sfioravano addirittura i 2200 ha, pari al 48% della superficie agraria! Seguirono poi gli anni della gravissima infezione della fillossera, che in pratica annientò tutte le viti pugliesi con danni incalcolabili; gli anni seguenti furono gli anni della riscossa e del reimpianto della nuova vite fatto su portainnesti americani con i nostri tipici vitigni Verdeca e Bianco d'Alessano. La scelta dei due principali vitigni non fu dovuta al caso: specifiche condizioni pedoclimatiche fecero preferire quest'ultimi ai viticoltori murgesi che ne continuano ad esaltare la coltura producendo un ottimo vino bianco dalle spiccate peculiarità mediterranee. Infatti il Bianco d' Alessano è poco esigente e si adatta alle zone aride e sulle spalle collinari, il Verdeca invece, più esigente, preferisce le lame ed i canaloni.
Negli anni `30 gli ettari a vite erano oltre 4500 (53%), ma la fine degli anni `70 vide una drastica diminuzione a 1160 ha mentre in questi ultimi anni la superficie vitata ha sfiorato il 13% della superficie agraria utile con circa 650 ha. Anche se nel corso degli ultimi sessant'anni vi è stata una costante diminuzione della coltura della vite, bisogna pur dire che grazie alle innovazioni colturali ed alle moderne tecniche vinificatorie dei numerosi enopoli della zona si è riusciti a mantenerne la produzione, ma soprattutto a migliorarne la qualità.

 

Tra le altre colture arboree è doveroso citare, per importanza e nobiltà, l'ulivo, presente sin dall'antichità classica poi rinselvatichitosi durante i secoli oscuri del Basso Medioevo, quindi reintrodotto dai Mori nordafricani intorno alla fine dell' VIII secolo. (A. Sozzi)
La sua coltivazione non è mai pura, quasi sempre abbinata al seminativo cerealicolo, o frammisto alle leguminose o addirittura tra i filari delle viti; nonostante ciò si producono discrete quantità di ottime olive che frante a regola d'arte nei locali trappeti ci regalano un eccellente olio extra vergine da sempre vanto della cucina locorotondese.
La produzione olearia altamente qualitativa è però insufficiente al fabbisogno locale, per cui a Locorotondo si è sempre venduto vino per acquistare olio.
Tra le coltivazioni cerealicole, la cui superficie agraria occupa i 2800 ha, prevale il grano tenero seguita da quella di grano duro, assai adatto per le paste alimentari oltre, ad orzo, avena e foraggio.
Tra le leguminose locali le fave consumate fresche, ma soprattutto secche; discrete sono le produzioni di fagioli, di ceci, di piselli ed anche di lupini. Ritornando alle specie legnose si segnalano modesti frutteti di mandorli, di ciliegi, noci, di meli e di peschi. Gli ortaggi, si coltivano un pò tutti: carciofi, finocchi, cavoli, bietole, patate ecc. Comunque raramente le produzioni di ortaggi, di frutta e di cereali riescono a soddisfare il consumo locale.
Rilevanza storica ha rivestito una pianta arborea quale il fico i cui frutti essiccati, in un passato più o meno recente, hanno svolto nell'alimentazione delle classi meno abbienti, soprattutto del ceto bracciantile, un ruolo di primaria importanza.
 
Oggi il dolcissimo fico, cresce un po' dovunque, può essere gustato come una autentica golosità esotica, consumato fresco che secco, grazie alle sue molteplici varietà, tra quali segnaliamo il Dottato, il Brogiotto bianco e scuro alla sua doppia maturazione (bifero) che ce lo rende nati mente disponibile da giugno fino ad ottobre inoltrato.
Cresce, in zona, una varietà di pero di taglia piccola, ma che s'impone per la fragranza ed il profumo della sua dolcissima polpa e che vale la pena di assaggiare; il suo nome nel locale dialetto è récchiafàlse.
Per quanto riguarda l'allevamento, da sempre poco sviluppato sia per la scarsità, sia per l'inconsistenza dei pascoli viene controbilanciato dal giudizio estremamente lusinghi sulla bontà e sulla genuinità delle carni ottenute dalla macellazione dei capi di bestiame allevati sulla Murgia locorotondese. Giudizio unanime ed incontrastato, che fa apprezzare si le carni, ma nel contempo le rende ambite a tutto il circondato e quindi introvabili anche per la gente del luogo.
Oltre gli animali da cortile, fra cui galline, colombi, tacchini, ed oche assai di rado allevati in maniera intensiva; il coniglio sta trovando da qualche anno un crescente successo per gli allevamenti in batteria in specie nelle razze: Bianca di Nuova Zelanda e California. Nelle masserie dell'agro si possono trovare piccoli branchi di maiali allevati allo stato brado, qualche gregge di pecore nella tipica razza Gentile di Puglia; più consistenti e meglio organizzate le mandrie di buoi nelle razze Frisona e Bruna Alpina. Passeggiando nella Valle d'Itria è possibile trovare qualche stupendo esemplare di cavallo murgese, in lenta estinzione; o di Asino martinese distintosi negli scorsi decenni per la sua robustezza, laboriosità e vivacità e con esso il Mulo martinese, incrocio fra il predetto asino e la cavalla di Murgia.

 
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Foto aerea del centro abitato

La Popolazione

Lo sviluppo demografico di Locorotondo mostra una lenta, ma costante tendenza all'accrescimento che ha portato il paese, durante l'arco di circa nove secoli, da piccolo casale a modesta cittadina.
Il territorio del Comune si estende su una superficie collinare di circa 48 chilometri quadrati, con una densità di popolazione tra le più alte della provincia pugliese. Il paese sorge al crocevia di tre province: Bari, alla quale appartiene, Taranto e Brindisi.
Dalle poche centinaia di anime di Casale san Giorgio, ne aveva forse meno d'un migliaio al tempo della Congiura dei Baroni (1486); ma alla fine del XVI secolo, Locorotondo ha già superato i duemila abitanti, che restano tali per tutto il secolo successivo, forse in conseguenza di carestie, siccità ed epidemie che allora non dovevano mancare. Sotto i Caracciolo, i potenti duchi di Martina Franca, Locorotondo operò la sua rinascita democrafica che lo portò alle soglie del XIX secolo con oltre 4.700 abitanti (1806). Nel 1871 gli abitanti sono già quasi 7.000 ed oltre 8.000 nei primi anni di questo secolo. Nonostante le due guerre Mondiali ed i notevoli flussi migratori, Locorotondo si avvia verso il Duemila con una popolazione di oltre 13.000 abitanti.
Una singolare particolarità contraddistingue l'aspetto demografico del territorio del paese: l'alta percentuale di popolazione residente nelle campagne, aggregata nelle numerose contrade che circondano il nucleo urbano. Peculiarità, questa, che pur essendo più o meno presente nei secoli precedenti, prende inizio come fenomeno di massa nella seconda metà del '700 per raggiungere il culmine dopo l'abolizione della feudalità (1806) e con l'introduzione del contratto enfiteutico; infatti nei decenni successivi la popolazione sparsa nell'agro raggiunge punte del 66% (A.H. Galt). Durante tutti questi anni raramente la percentuale di popolazione sparsi scesa al disotto del cinquanta per cento, attualmente si aggira tra il 50 ed il 55%.

 
 
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Foto della Masseria di Pozzomasiello, splendida fra i maestosi alberi di fragno

Le Contrade

Le Contrade, nel nostro territorio, non si identificano ne con il significato classico dell'accezione, nè con quello di frazione, che risulta assai limitato; in realtà la contrada è una unità demografica territoriale. Praticamente è un raggruppamento di casedde (trulli) operanti intorno a spazi comuni (jazzélere che utilizza in comunione l'aia, il grande pozzo, la piccola chiesa, usufruendo di quella unità di vicinato che oltre ad essere piacevole, compatta e rende solidali nella dura vita di campagna. In tempi a noi più vicini, le contrade si sono arricchite di negozi, scuole ed uffici postali, utilizzando una rete viaria capillare ed efficiente che le unisce fra di loro e con il centro urbano. Certamente il numero delle attuali contrade risulta superiore alle 46 elencate dal Convertini agli inizi del secolo scorso; però una cosa è rimasta intatta, allora come adesso, il fascino che alcune di esse sembrano evocare con i loro toponimi (alcuni dei quali assai remoti).
L'etimologia del nome di tante contrade ci è ancora oscura, ma grosso modo si è tentati di accomunarli in gruppi dai significati simili.
Vi sono, ad esempio, contrade che prendono il loro nome dai santi a cui erano dedicate le chiesette ubicate in zona:
SantAnna, San Marco, Sant'Elia, Pantaleo, Rocchella; oppu
re da famiglie nobili del passato che lì avevano le loro mas
serie: Baccaro, Cara mia, Tuttulmo Montetessa, Quei di Carlo
e così via. Oppure legano il loro nome a particolarità geomorfologiche della stessa contrada: Votano, Carbottiello Pentimi, Locofetido, Grotta, Cupa ecc.; ad elementi strutturali od edifici: Casellone, Mulino, Ospedale, Piergolo, Pozzomasiello, Trito; od anche ad antichi strumenti della civiltà contadina: Calascione, Tagaro; altre contrade invece acquisiscono il nome da elementi naturali presenti in zona: Cerrosa, Cinquenoci, Serralta, Uacella.
Di seguito si elencano tutte le Contrade ed alcuni Toponimi che appartengono a Locorotondo, tenendo presente che il criterio di formazione delle contrade non è razionale, ma è dettato da esigenze pratiche della popolazione, per cui il numero varia di qualche unità nel corso degli anni. Inoltre, nell'elenco sono riportate le denominazioni documentarie più antiche, in mancanza, quelle più comunemente note.

 
 
  • ACCHINO
  • AGOSTINIELLO
  • BACCARO
  • BRUNO
  • CALASCIONE
  • CALEDDA
  • CAMPANELLI
  • CAMPIONE
  • CAPORIZZO
  • CAPPAGLIARO
  • CARAMIA
  • CARBOTTIELLO
  • CARDONE
  • CASALINO
  • CASELLONE
  • CATUSCIO
  • CERROSA
  • CHIANCONE
  • CHIATANTE
  • CICCIOPINTO
  • CINQUENOCI
  • CINQUENOCI
  • COCOLA
  • CONTINI
  • CORRIERI
  • CROCEFISSO
  • CUCINELIA
  • CUCULO
  • CUPA
  • FERRANTE
  • FICAZZA
  • FICAZZANO
  • FISCALE
  • FiANCESCONE
  • FRANCESCHIELLO
  • FULIO
  • GABRIELE
  • GELATURA
  • GROFOLEO
  • GROTTA
  • GUARELIA
  • IANELLA
  • IANNUZZI
  • IMPICCANANNA
  • LAMIE AFFASCINATE
  • LAMIE DI OLIMPIA
  • LAURETO
  • LACOFETIDO 
  • MACCO MACCO 
  • MAFANI 
  • MALZO 
  • MANCINELLA 
  • MANCINI 
  • MARANGI 
  • MARINELLO 
  • MARINOSCI 
  • MARZIOLLA 
  • MAVUGIIOIA 
  • MONACHESSA 
  • MONACHIELLO 
  • MONTALLIPPO 
  • MONTECICCONE 
  • MONTE D'APRILE 
  • MONTEFORNELLO 
  • MONTEGUERRA 
  • MONTETESSA 
  • MULINO 
  • MUSORUSSO 
  • NARDELLI
  • NEGLIA 
  • NUNZIO 
  • OSPEDALE 
  • PALMONE 
  • PANTALEO 
  • PAPARIELLO 
  • PAPATODERO 
  • PARCO RUTTO 
  • PARCO TALINAJO 
  • PARCO DEL VAGLIO 
  • PASQUALICCHIO 
  • PASQUALONE 
  • PEDONE 
  • PELLEGRINI 
  • PENTASSUGLIA 
  • PENTIMELLA 
  • PENTIMI 
  • PENTIMONE 
  • PIERGOLO 
  • PERNEDDA 
  • PETRELLI 
  • PETRONE 
  • PEZZA DEL DUCA 
  • PEZZOLIA
  • PIE' DEL MONACO 
  • PIGNATARO 
  • PITUSCIO 
  • POLACCIO 
  • POZZOALLEGRO 
  • POZZOMASIELLO 
  • POZZONUOVO 
  • QUEI DI CARLO 
  • RITUNNO 
  • RIZZI 
  • ROCCHELLA 
  • RONZIELLO 
  • ROSSA 
  • SALLONICA 
  • SARDEDDA 
  • SAN MARCO 
  • SANTACROCE 
  • SANT'ANNA IN RENNA 
  • SANT'ELIA 
  • SCIANNA 
  • SEICASELLE 
  • SEMERARO 
  • SERAFINO 
  • SERIO 
  • SERRA 
  • SERRALTA 
  • SERRAPIZZUTO 
  • SERRULLO 
  • SFRANGIA 
  • SPIANO 
  • SPILIRCIO 
  • SPITO 
  • TABACCO 
  • TAGARO 
  • TAGLIENTE 
  • TAMBURRINO 
  • TOMASONE 
  • TRITO 
  • TUMBINNO 
  • TUT ULMO 
  • UACELLA 
  • VENTURA 
  • VERDAZZO 
  • VITAMARA
  • VIZIOSO 
  • VOTANO 
  • ZUZU'
 
 
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Foto della città di Locorotondo innevata

Il Clima

Il clima nel territorio locorotondese è del tipo temperato mediterraneo, tendente al caldo arido, con una certa scarsità di precipitazioni, le quali sono distribuite disegualmente durante il corso dell'anno. Pur non differenziandosi meteorologicamente dalla restante zona della Murgia dei trulli, Locorotondo accusa una lieve. variazione climatica che Farebbe pensare alla presenza di un microclima. Il paese possiede la più antica stazione termopluviometrica della Puglia che continua a fornire dati quasi ininterrottamente dal lontano 1829.
Tenendo presente questi dati si tenterà di dare un sintetico quadro climatologico del paese.
L'estate è caratterizzata, in seguito all'espandersi dell'Anticiclone delle Azzorre, da un livellamento delle alte pressioni che arreca tempo buono con caldo di origine tropicale africana ed umidità di origine oceanica. Poco frequenti le infiltrazioni temporalesche, luglio è il mese più caldo L'autunno, invece, dopo la mitezza di settembre e di un ottobre non sempre piovoso, annuncia con novembre i primi freddi e le precipitazioni più abbondanti dell'anno. La stagione invernale in genere vede un regime di basse pressioni alimentato da aria umida atlantica e proveniente da Nord-Ove con piogge; inoltre frequenti flussi d'aria artica attraversando ( la penisola balcanica apportano brevi, ma copiose precipitazioni anche nevose, con conseguente abbassamento del temperatura. L'ultima di gennaio e la prima di febbraio, sono le decadi più fredde dell'anno. Con la primavera, si attenuano in potenza ed in frequenza le infiltrazioni d'aria fredda nord-orientali. La stagione ha come caratteristica principale una estrema variabilità, con una fastidiosa alternanza periodi estivi ed altri ancora invernali. La temperatura media giornaliera è di 14,4 °C all'interno delle isoterme (14°-17° C) e con variazioni frazionali rispetto all'inizio del secolo (14,20 C). La suddetta temperatura media risulta quindi essere di circa un grado in meno rispetto altre località della Murgia dei Trulli.
Il discorso è diverso per le precipitazioni che a partire dal 1829 hanno subito una costante, ma inesorabile diminuzione; dai 900 mm circa di pioggia della prima metà del XI secolo ai poco più di 530 mm di questi ultimi dieci anni, pi aumentando da 90 a 100 i giorni di pioggia. Questa variazione tendenziale in diminuzione che si nota in particolar modo nel decennio 1870-1879 è sicuramente diretta conseguenza; del selvaggio ed incontrollato disboscamento operato a partire dall'inizio del secolo scorso e storicamente documentato.
Mai l Apulia siticulosa di oraziana memoria fu più sitibonda dei nostri giorni. L'umidità media si aggira intorno al 60% in estate diventa insopportabile afa con i venti caldi sciroccali che spirano dal quadrante Sud, Sud-Est (austro, scirocco) predominanti durante il corso dell'anno, come pure quel provenienti dal quadrante Nord, Nord-Est (tramontana, grecale); molto più raramente soffiano il ponente ed il libeccio (scorciacrèpe).

 
 
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Foto di una masseria del territorio comunale

L'Ambiente, la Fauna e la Flora

L'ambiente naturale proprio della zona, rappresenta solo lontanamente quello che realmente doveva essere qualche secolo fa. La drastica diminuzione delle aree boschive, la scarsità di precipitazioni, la completa sparizione di specchi d'acqua e l'enorme aumento degli insediamenti umani ed industriali, hanno determinato un traumatico deupaperamento dell'ecosistema murgese, sia faunistico che floreale.
La fauna che oggi ci resta non è che una ben misera eredità di uno splendido passato testimoniato diffusamente dagli illustri viaggiatori stranieri (De Salis Marschlins, Pacichelli, Alberti) che nei secoli scorsi elogiavano la bontà, la varietà e la gran copia di selvaggina che allora in Valle d'Itria veniva cacciata, arricchendo così con piatti superbi, la locale cucina.
Sono praticamente spariti i cervidi ed i cinghiali e quindi anche i lupi; i volatili d'acqua i rettili e gli anfibi lacustri. Quali animali si possono trovare oggi in Valle d'Itria? Qualche volpe qualche rarissima lepre ancora parecchi ricci, anche se ogni anno se ne fanno stragi sulle strade, sotto le ruote delle automobili. Troviamo qualche esemplare di faina e per quanto riguarda l'avifauna, chiaramente influenzata dai bacini lacustri, riscontriamo la presenza di uccelli che ben sopportano il clima asciutto delle nostre zone; qualche upupa pure rari sono i piccioni selvatici ed i merli meno rara risulta invece la ghiandaia soprattutto nei boschi cedui.

 
Foto macchia mediterranea con raro avvistamento diurno di volpe

Di tanto in tanto si ha la fortuna di assistere, specialmente nelle annate più piovose, alle magnifiche evoluzioni del volo veleggiato della poiana un grosso rapace diurno; mentre sembrano essere in aumento, anche nelle nostre zone, le gazze dalla lunga coda, periodicamente si notano pullulanti stormi di neri storni, qualche grazioso pettirosso e qualche strillozzo (calandra).
Fra i rettili e gli anfibi annoveriamo la Vipera comune l'unico velenoso fra i rettili nostrani, il noto cervone , nelle calde pietraie vive il biacco e la biscia del collare. Tra i trulli diruti ed i muretti si mimetizza il geco comune (Tarentula mauritanica) ed il Geco pugliese tipico delle nostre zone, ma anche comune lucertola, l'innocuo ramarro e la graziosa ma poco comune tartaruga di Hermann che vive nei boschi.
Tra gli insetti merita, di sicuro, una menzione l'innocua incolpevole tarantola (Lycosa tarentula) che non provoca certo il Tarantolismo con la sua puntura, che sembra esse invece provocato dalla puntura della più temuta Malmignatta che come dice il nome scientifico e ben riconoscibile dalle tredici macule rosse poste sull'addome, è parente stretta della Vedova nera, la sua puntura è dolorosissima, a volte provoca qualche seria conseguenza, ma non è letale.
Il territorio di Locorotondo, nella Murgia sud-orientale, si trova nella ristretta zona, (unica in Italia) dell'areale del fragno, varietà quercina che cresce maestosa e spontanea in boschetti puri o misti con roverella o con il leccio. La zona murgiana, però è caratterizzata dalla Macchia mediterranea ben rappresentata nel territorio di Locorotondo dal fascia a Nord-Est del paese (Tumbino, Zuzù) che costeggiando i crinali rapidamente si smorza nella piana di Fasano; questa fascia, si suppone, sia primitiva e non degradazione di bosco. Non mancano, però, piccole macchie, un pò in tutta la Valle d'Itria.

 
Foto di un fiore con farfalla

Tra le specie arboree spontanee il perastro, detto Calaprisce negli incolti e nei boschi, lo splendido corbezzolo dai gustosi frutti rossi, il terebinto la fillirea dalle nere bacche; poi le amarene selvatiche al limitare dei boschi, dove abbarbicata ai fragni troviamo l'edera dalle velenosissime bacche, mortali per l'uomo, ma una vera ghiottoneria per tordi. Nel sottobosco e nella gariga in forma cespugliosa attecchiscono il mirto, l'onnipresente rovo, il cisto , il lentisco che in vernacolo prendono i rispettivi nomi di lumbre, mucchie e listìnci.
Infine il mondo delle erbe spontanee, che crescono un po' dovunque: cominciamo con l'umile ciucurèdde peculiare della Murgia, graditissima nella cucina locale; vi è poi l'Avena fatua, divertimento per tutti i bambini e il pungitopo, l'ottimo asparago selvatico ed i sapidi lampascioni dal lieve sapore amarognolo. Sui muri delle vecchie casedde alligna la parietaria detta Erba del Vento tra i filari delle vigne cresce rigogliosa l'infestante apudde; ai bordi dei passaturi cresce l'ortica, l'origano profumatissimo e le meno olezzanti calendule dai bei fiori arancio. Negli incoltri troviamo la malva, la salvia e nelle pietraie assolate il curioso cocomero asinino dalle pelose capsule che appena sfiorate schizzano dappertutto i semi della pianta. Nel periodo tardo primaverile percorrendo i passaturi, nelle campagne, lo sguardo viene attratto dal rosso occhieggiare di miriadi di papaveri campestri detti rosolacci che spuntano accanto ai muretti a secco o nei verdeggianti campi di grano e di foraggio.

 
 
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